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Tuesday, January 20, 2009

STORIE AZZURRE *** QUANDO L'AEREO PARLA....! *** (da "AERONAUTICA" - dell'Ass. Arma A.)

di Angiolo Gabellini


In quel periodo, erano i primi anni Sessanta, al Reparto (il Centro Coordinamento Soccorso di Grottaglie) avevamo più piloti che aerei, così noi capi equipaggio volavamo, alternativamente, come primo e come secondo pilota. Quel giorno toccava a me (ero capitano) volare da primo e al comandante di Gruppo da secondo.



La missione era stata un’esercitazione di soccorso con la Marina al largo di Ancona. Il tempo era bello e l’esercitazione era riuscita senza problemi né intoppi, così stavamo rientrando a Grottaglie, tranquilli e rilassati. Non pensavo certo al vecchio adagio secondo cui se in volo va tutto troppo liscio è il momento di stare “in campana” quando, al traverso di Termoli, sul mare, avvertii una leggera vibrazione al motore destro. Non c’era turbolenza, così detti una rapida occhiata agli strumenti motore senza rilevare niente di anormale. Il copilota e il marconista, che non si erano accorti di niente, ci scherzarono sopra e mi presero in giro per la mia apprensione.



D’istinto, però, scattai il contasecondi: se la vibrazione si fosse ripresentata, volevo sapere, come da procedura, dopo quanto tempo. Passarono una diecina di minuti e stavo quasi per scordare l’accaduto, quando avvertii una seconda vibrazione, più intensa e prolungata della prima. Stavolta la sentirono tutti, tanto che il motorista schizzò in cabina per controllare gli strumenti che, di nuovo, non segnalarono niente di anormale.Ormai, però, eravamo tutti sul chi vive, e cercavamo di capire quale fosse il messaggio che il Grumman HU? 16 ci stava inviando. Nel dubbio, mi feci autorizzare da Brindisi Controllo ad una rotta diretta per Grottaglie, nonostante il parere contrario del mio autorevole secondo.Passò un’altra manciata di minuti e, di nuovo, ecco altre vibrazioni, accompagnate da una leggerissima oscillazione ? rilevata solo perché ero già in allarme ? dei giri del motore destro. Stavolta il messaggio era forte e chiaro: c’era una perdita di olio nel circuito idraulico del passo dell’elica.Si trattava solo di determinare quanto era grande e se mi avrebbe consentito di rientrare alla base senza eccessivi problemi.



Aspettai il tempo necessario perché la perdita si quantizzasse chiaramente e, applicando la prevista procedura di emergenza, ripianai la fuoruscita dell’olio idraulico travasandone un po’ dal motore, Se, però, la perdila fosse stata troppo abbondante e rapida, non avrei potuto continuare il travaso pena il grippaggio del motore e il suo probabile incendio. Un rimedio peggiore del male.Così su Gioia del Colle, rilevata un’avaria più grave del consentito e prima che le cose si complicassero ulteriormente, piantai il motore destro e misi l’elica in bandiera.



Contemporaneamente, chiesi a Grottaglie un atterraggio diretto contropista, nonostante un discreto vento in coda, e costrinsi una formazione di quattro T?6 della SCIV ad una brusca e sparpagliata riattaccata con imprecazioni per darmi la precedenza.Appena atterrato, spensi anche l’altro motore e mi feci trainare in hangar da un trattore per sottoporre subito l’elica ad un primo sommario controllo (al Reparto facevamo ispezioni solo fino al 2° livello). Dopo di ché fu deciso di smontare l’elica e di inviarla alla SACA di Brindisi per un esame più approfondito.Ero ancora piuttosto tranquillo, e come me tutto l’equipaggio, perché pensavo si fosse trattato di una normale avaria, di quelle che ogni tanto capitavano ad un aereo ormai piuttosto datato. Anzi, il comandante mi prese bonariamente in giro perché, secondo lui, mi ero preoccupato eccessivamente per quella che per lui era una sciocchezza e perché avevo reagito in maniera troppo draconiana.



Al momento incassai lo sfottò anche se ero sempre convinto di aver fatto la cosa giusta.Un paio di mesi dopo andai alla SACA di Brindisi per ritirare un HU16 appena revisionato e mentre aspettavo che tutte le scartoffie fossero compilate secondo il previsto iter burocratico, l’ingegnere della ditta ? che conoscevo bene in quanto ex ufficiale GArat ? mi chiese, con una frase molto colorita, se conoscevo quel...fortunato che aveva volato per ultimo con l’elica che stavano revisionando. Gli dissi che ero io e lui mi portò in officina mostrandomi un pezzo smontato.«Vedi – mi disse – il problenia è nato da questa flangia di tenuta che si è rotta, un caso su un milione, e che ha consumato la parete del duomo che teneva una pala. Come vedi, lo strato di metallo rimasto ha uno spessore più o meno di un paio di millimetri, consumatisi i quali la pala si sarebbe staccata, squilibrando il motore le cui vibrazioni anomale avrebbero tranciato l’ala con conseguenze letali per l’equipaggio.



Più o meno, ancora trenta o quaranta secondi di volo prima del crack. Fortuna che hai deciso per tempo di piantare il motore e mettere l’elica a bandiera »Dire che sbiancai è dir poco e ringraziai mentalmente il Grumman che aveva voluto mettermi in guardia.Altro che norma le avaria! Pregai allora l’amico di telefonare a Grottaglie e spiegare al mio comandante come le cose stavano realmente. Al mio rientro, poi, con una bevuta collegiale, gli avrei bonariamente fatto rimangiare i suoi sfottò, neppure tanto velati.E mentre rientravo in volo alla base, mi tornarono in mente le parole di un mio vecchio istruttore: «Conosci al meglio il tuo aereo e ascoltalo sempre; vedrai quante cose interessanti ti può dire».


A cura della Sezione A.A.A.”G. D’Annunzio” di Pescara



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