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Friday, August 08, 2008

Novant'anni fa il VOLO SU VIENNA

D’ANNUNZIO AVIATORE ***In occasione del 90° anniversario del VOLO SU VIENNA il Col. Bartolomeo Di Pinto traccia un ritratto del Poeta Soldato

D’Annunzio aveva fatto il “battesimo del Volo” l’11 settembre 1909 con l’aeroplano dell’americano Glenn Curtiss sul campo di Montichiari a Brescia in occasione della 1^ manifestazione aerea italiana. Come riferisce Luigi Barzini: Egli era sfavillante di entusiasmo. Aveva gustato appena un principio di volo, ma era bastato a inebriarlo, come una goccia di liquido magico….. –E’ una cosa divina e per ora inesprimibile- disse il Poeta- Il momento in cui si lascia la terra è di una dolcezza infinita. Si sente allora il nascere di una sensazione nuova. Ne ho il cuore colmo. Provo ancora adesso una beatitudine come di godimento fisico…. Non penso che a volare ancora. E’ un nuovo bisogno, una nuova passione.
Quando compare l’aeroplano nello scenario mondiale ,D’annunzio è nella piena maturità ed è affascinato da questa nuova macchina; segue attentamente gli eventi e il mondo del volo. Si aggira sui campi di volo tra folle entusiaste con il suo taccuino per carpire dati e informazioni che trasferisce nelle sue opere. Egli visita gli aeroplani, a domicilio, uno per uno e li ammira da competente- riferisce Barzini- Che bellezza armoniosa raccolta, che ha l’aeroplano! Esclama D’Annunzio ammirando, mentre tocca con la mano inguantata una snella armatura che freme tutta. Che elegante fusoliera…. D’Annunzio non si stanca di ammirare quelle forme leggiadre, i motori, le eliche, i volanti risvegliano in lui curiosità ed entusiasmo.
Il grande entusiasmo per il mondo del volo nel 1910 porta D’Annunzio a svolgere una serie di conferenze intitolate “Il dominio del cielo” dove con straordinaria preveggenza parla dello sviluppo dell’aeroplano, anticipando alcune linee guida sul possibile utilizzo del mezzo . In una di queste conferenze alla Scala di Milano tra l’altro dice: “…Siamo alla vigilia di una profonda mutazione sociale, si istituisce già il Codice dell’Aria, la frontiera invade le nuvole…”

Dopo l’esilio in Francia che non interrompe la sua passione aviatoria, nel 1915 rientra in Italia e si arruola volontario con il grado di Tenente di cavalleria. Ma la Grande Guerra consacrerà D’Annunzio Aviatore! Tolto dal 1° Ministro Salandra il divieto di esporsi in voli operativi, il 7 agosto vola su Trieste lanciando il suo grido d’amore alla città oppressa; il Governo nemico pone sul suo capo una taglia di ventimila corone. il 20 settembre vola su Trento con il Farman del Cap. Ermanno Beltramo, con condizioni meteo proibitive; così ricorda il volo D’Annunzio in una intervista ad Attilio Frescura “ Ero stato in pena perché il cielo era fosco…. Ho voluto partire lo stesso ,malgrado il consiglio degli aviatori di qui, che conoscono questo cielo. Il vento era fortissimo, ci investiva fischiando. Volando non si può parlare, perché il rombo del motore e l’aria non permettono di sentire la voce. Ho scritto al pilota, facendogli passare il mio taccuino: Avanti, avanti! Mi ha risposto: Temo che non potremo vedere Trento. Ho risposto ancora: Avanti, Avanti!……Improvvisamente le nubi si sono aperte… Trento ci apparve, come per incantesimo….”
Il 16 gennaio 1916 durante un volo su Trieste con il Com.te Luigi Bologna il motore del nuovo Macchi L.1 si ferma e nell’ammaraggio D’Annunzio urta la mitragliatrice con lo zigomo destro; a causa dell’incidente perderà l’occhio destro. Il Poeta obbligato al riposo, al buio trae l’ispirazione per il “Notturno”. Per i voli compiuti e per l’incidente al Poeta viene tributata la Medaglia d’Argento.
E’importante ricordare che, allo scoppio della Guerra, l’Aeronautica era allo stato embrionale. Coloro che insistevano per l’uso dell’aeroplano per la difesa e l’offesa nei cieli della guerra incontravano il più dichiarato scetticismo: l’aeroplano sembrava una “cosa” troppo fragile per poterne fare un’arma da battaglia !
In questo contesto D’Annunzio è un animatore instancabile di imprese aeree ed il suo nome è degnamente legato all’aviazione italiana di quegli anni. Fervido sostenitore dell’aviazione non perde occasione per infiammare gli animi dei militari spesso più giovani di lui dando il suo contributo determinante.
Nonostante abbia ormai superato i cinquant’anni ( di allora) , D’annunzio partecipa con slancio sincero e leale alle vicende della guerra insieme a compagni di volo , molto più giovani di lui per cui riconoscerà “La sorte mi aveva fatto principe della gioventù alla fine della vita”.

Nel maggio del 1917 , assegnato al 4° Gruppo di Caproni schierato sui campi di La Comina e Aviano, fa amicizia con il Magg. Ernesto La Polla e con il Cap. Maurizio Pagliano e Luigi Gori con i quali vola più volte su Pola con il Ca. 450 fregiato del famoso “Asso di Picche”,come simbolo d’augurio. Lo stesso Poeta descrive in modo memorabile uno di quei momenti prima del decollo notturno: “La notte del 9 Agosto, aspettavamo nel nostro campo della Comina l’ordine di partenza.I meccanici avevano già mosso le eliche. Le fiamme verdi, rosse, azzurre, gialle, versicolore come il velo d’iride,già irrompevano dai tubi di scarico. La bellezza crinita dei velivoli si accendeva nell’afa buia.Tutti avevano le loro trecce di fuoco, avevano la loro pulsazione di folgore”. In quell’estate del 1917, durante i durissimi combattimenti sul Carso, D’Annunzio vola moltissimo, compiendo anche due/ tre missioni al giorno, proprio sul campo di battaglia e a bassissima quota, sfidando la sorte; il suo velivolo viene più volte colpito riportando ben 137 fori di pallottole ; lo stesso D’Annunzio viene ferito sia pure in modo leggero. Per l’ardore dimostrato nei combattimenti aerei , nel mese di settembre viene promosso Maggiore.
Nello stesso mese si effettua il raid su Cattaro , nonostante gli Austriaci avevano affermato: ”Voi non potrete mai venire a Cattaro ”. Il più fervido animatore dell’impresa è anche questa volta D’Annunzio. I quattordici equipaggi partono da Taliedo il 25 settembre; effettuata una sosta tecnica per rifornimento a Centocelle, arrivano a Gioia del Colle , dopo aver superato gli Appennini con condizioni meteo proibitive. Dopo qualche giorno di rinvio per mancanza di bombe, si preparano i velivoli e finalmente il 4 ottobre viene effettuata la straordinaria impresa che provoca danni ingenti alla flotta nemica. Così ricorda il raid D’Annunzio in una intervista ad Alberto Cianca: “Secondo me l’impresa di Cattaro è la più straordinaria che sia mai stata tentata da apparecchi attrezzati per volo su terra. Abbiamo percorso,…..più di 400 chilometri in mare aperto, senza alcun punto di riferimento….”

Finalmente a D’Annunzio viene affidato il Comando della 1^ Squadriglia Siluranti Aeree di base al Lido di Venezia sul campo di San Nicolò. Fra il maggio e il luglio 1918 i suoi equipaggi partecipano in maniera encomiabile alle azioni di appoggio alle truppe di terra e diventano protagonisti dell’offensiva finale contro le truppe austriache che hanno oltrepassato il Piave.

Ma D’Annunzio insiste presso il Comando Supremo per realizzare il Volo su Vienna;nel 1917 aveva anche fatto nell’Italia settentrionale un volo di 1.000 chilometri con un Ca. 450 per verificarne le possibilità. Alla nuova richiesta di D’Annunzio per un volo su Vienna per l’estate 1918 il Comando Supremo finalmente concede l’autorizzazione con i nuovi velivoli SVA e affida la missione alla 87^ Squadriglia di San Pelagio, presso Padova. I piloti tutti veneti danno il nome di Serenissima alla Squadriglia; il distintivo è il Leone di San Marco con il libro aperto in segno di pace; D’Annunzio ,designato capo missione, fa aggiungere un serbatoio supplementare al suo velivolo biposto per aumentarne l’autonomia.
I velivoli assegnati alla missione sono 14 SVA, ma il 9 agosto 1918 per Vienna partiranno 11 velivoli e di questi solo 7 arriveranno sulla capitale austriaca. Lo SVA 10 su cui è a bordo il Poeta è pilotato da Natale Palli. Poiché gli è stato ordinato di non proseguire se nella rotta lo stormo si riduca a meno di cinque, all’alba del 9 prima di partire convoca Natale Palli, Antonio Locatelli, Gino Allegri, Aldo Finzi e Piero Massoni per un solenne giuramento: “Se non arriverò su Vienna, io non tornerò indietro. Se non arriverete su Vienna, voi non tornerete indietro. Questo è il mio comando. Questo è il vostro giuramento. I motori sono in moto. Bisogna andare. Ma io vi assicuro che arriveremo. Anche attraverso l’inferno. Alalà!
Partono alle 5,50 dal campo di San Pelagio e percorrono più di mille chilometri alzandosi alla quota di 3.000 metri (tre aerei devono atterrare poco dopo la partenza per guasti meccanici, uno è costretto ad atterrare in campo nemico).
E’ solo un volo dimostrativo e di sfida! Il lancio di volantini con cui si invitano i Viennesi alla resa. Sul suo taccuino di bordo D’Annunzio scrive: “Ore 09.10. Quota 3.000. Vedo sull’ala sinistra inferiore l’ombra del casco di Palli. Il sole, il Wiener Wald” . Sotto gli SVA c’è Vienna che viene inondata dai volantini italiani. L’impresa è riuscita; gli avversari non vogliono credere che i tanto disprezzati Italiani ,con velivoli italiani e motori italiani siano stati capaci di una simile impresa. Una beffa atroce per gli Austriaci! Un prigioniero austriaco qualche giorno dopo confermerà che quei manifestini avevano fatto più danno di tante bombe.
Il volo su Vienna ha una risonanza mondiale e persino il nemico gli rende onore: C’è in Austria un eroe così coraggioso? Nell’ “Illustrazione Italiana”, che dedica un intero numero all’impresa, pubblicizzandola con immagini, si commenta l’avvenimento salutando già la vittoria della guerra.

Per le ultime imprese viene promosso Tenente Colonnello e decorato con la Medaglia d’Oro al Valor Militare che il Duca d’Aosta gli appunterà sul petto proprio nel sagrato triestino di San Giusto il 10 aprile 1919, con la motivazione:
Volontario e mutilato di guerra, durante tre anni di aspra lotta, con fede animatrice, con instancabile opera, partecipando ad audacissime imprese in terra, sul mare, nel cielo, l’alto intelletto e la tenace volontà dei propositi, in armonia di pensiero e d’azione, interamente dedicò ai sacri ideali della Patria, nella pura dignità del dovere e del sacrificio – Zona di guerra, maggio 1915-novembre 1918.

Congedato dall’Esercito nel 1919, D’Annunzio transita nei ruoli ausiliari della Regia Aeronautica e per equiparazione di gradi viene prima promosso Colonnello e poi Generale di Brigata.
Anche se vive ormai nel Vittoriale lontano dagli aeroporti , mantiene sempre un fiero ricordo delle sue vicende aeronautiche e mantiene i contatti con i suoi compagni di volo e con i grandi aviatori del tempo. Notevole è l’epistolario intrattenuto con il Gen. dell’Aeronautica Giuseppe Valle fino alla sua scomparsa. In una di queste lettere , in occasione della Festività della Madonna di Loreto del 10 dicembre 1937, D’Annunzio ricorda che, negli anni della guerra, era stato Lui a proporre la Madonna Lauretana quale Patrona degli Aviatori .
A D’Annunzio furono tributate la Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di Malta, quattro Medaglie d’Argento e la medaglia d’Oro al Valor Militare.
Alla sua morte, il 1° marzo 1938, fu sepolto al Vittoriale come voleva lui nella divisa grigio- azzurra degli Aviatori .


Pescara, 9 agosto 2008

Il PRESIDENTE dell’Ass.Arma Aeronautica Sez. G. D’Annunzio
Col. Bartolomeo Di Pinto